Missione Perbellini




Dire che vivo per mangiare è forse un sbagliato, ma dire che mangio per vivere lo è ancora di più.
E' per questo che bisogna andare oltre la mera sussistenza e ricercare il sapore in ogni sua declinazione.
Solitamente sono contrario a quella cucina dalle porzioni "miseria" e sarei portato ad andare in cucina a chiedere la parte del piatto che manca, ma quando si tratta di qualità eccelsa mi ricredo e mi concentro sul mix di sapori che lo chef propone.
Questo problema è sorto quando mi sono seduto al tavolo del rinomato Ristorante Perbellini a Isola Rizza. Forse molti lo conoscono per il premio "Chef Europeen du poisson", per le sue 3 forchette del Gambero Rosso, le 2 stelle Michelin, i 3 cappelli dell'Espresso, o le tre stelle Veronelli, ma ora lo conoscerete anche per la Tutela Bigusto!

Servizio d'élite, impeccabile (una persona per ogni mansione, per capirci), un arredamento classico con dettagli moderni e ricercati ( sui tavoli, "I Lirici", sculture di vetro di Murano ), una cantina fornita e gestita da un sommelier giovane e competente, una maitre attenta e uno staff "vispo", capitanato dallo chef Giancarlo Perbellini.

Questa missione purtroppo riporta una sola testimonianza: i piatti erano talmente elaborati e pensati per soddisfare un solo palato che non mi son permesso di assaggiare nulla dai piatti dei miei commensali.
Ma passiamo ora a quello che che ho mangiato:

Tortelloni con ripieno di ricotta e limone di antipasto.

Ravioli farciti di porri brasati e frutta secca di bosco con brodo vegetale ristretto, come primo.

Cinghialetto su crauti rossi, salsa al tartufo e gelato di arachidi salate, di secondo.

Una "cinquina" di dolci e un'ottima torta al cioccolato (spuntata fuori da un carrello di dolci alto quattro piani!).
Caffè, una caramella mou e cioccolatini, entrambi questi ultimi preparati in casa dallo chef.

crépes suzette in azione


La famossima Millefoglie di Perbellini (variante fatta al momento)

La "cinquina" di dolci

Gli abbinamenti? Un ottimo Riesling con l'antipasto, un vino bianco dall'ottimo vitigno (anche se un po' troppo lavorato in barrique, per i miei gusti) per il primo, per finire con un delicatissimo Pinot Nero con il cinghiale.
A parte l'eccelsa qualità degli ingredienti, e la maestria nella loro preparazione, una delle cose che mi hanno davvero stupito è stata il fato che, che se una persona ordinava l'antipasto mentre altri passavano direttamente al primo, anche a quelli che preferivano attendere si vedevano servito un micro-antipasto, quasi una "coccola", perché non rimanessero a guardare.
Tutti i miei pregiudizi sono caduti, sono uscito sazio, non mi sono sentito fuori luogo, ho capito tutti gli audaci abbinamenti e ho conservato un bellissimo (...e buonissimo!!) ricordo.

Per inciso, alla sera ho preferito una caprese semplice semplice...

Lui

Proprio pieno!

TUTELA!

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